Negli ultimi anni il mercato del lavoro ha subito una trasformazione profonda. Se in passato la leva retributiva rappresentava l’elemento principale per attrarre e trattenere i talenti, oggi i dati mostrano uno scenario molto diverso. Gli HR Director e i Responsabili delle Risorse Umane si trovano di fronte a una sfida complessa: la competizione non si gioca più solo sul pacchetto retributivo, ma sulle politiche di total reward dell’azienda e la sua capacità di garantire un ambiente di lavoro sano, sostenibile e centrato sulla persona.
Le nuove priorità dei lavoratori
Un sondaggio condotto da Adecco Group, citato durante un recente convegno sul benessere organizzativo da Martina Gianecchini, professoressa di gestione delle risorse umane all’Università di Padova e Direttrice dell’Executive Master in HR Management al CUOA Business School, evidenzia chiaramente questo cambio di paradigma:
- Il 60% dei lavoratori italiani preferisce un ambiente di lavoro sereno a un aumento di stipendio.
- Solo il 17% accetterebbe un ambiente peggiorativo in cambio dello smart working.
- Il 9% lo farebbe per benefit molto vantaggiosi.
- Il 14% mette la cultura organizzativa al primo posto, persino davanti alla retribuzione.
Un trend confermato anche dall’“Osservatorio sul benessere psicologico nelle aziende italiane”, realizzato dall’Università di Padova in collaborazione con Serenis, su un campione di 1.218 lavoratori intervistati tra marzo e aprile 2025. La domanda centrale “Ma come stanno le persone al lavoro?” ha restituito un quadro preoccupante:
- Il 61% degli intervistati lamenta un disagio psicologico, in aumento rispetto ai dati raccolti nel 2023.
- Il 47,2% dei lavoratori dichiara che sarebbe disposto a rinunciare fino al 10% dello stipendio pur di lavorare un giorno in meno alla settimana.
Tra le attività che i lavoratori considerano di maggior supporto per il proprio benessere e che desiderano vengano offerte dalle aziende, troviamo:
- Programmi di supporto psicologico, per l’85,3% degli intervistati.
- Controlli sanitari e campagne di prevenzione, per il 49,9%.
- Percorsi di mentoring e crescita professionale, per il 39,3%.
Questi ed altri indicatori evidenziano come il benessere psicologico sia un fattore determinante per l’engagement, la produttività e, di conseguenza, la competitività aziendale. A conferma di questa tendenza, il Bonus Psicologo 2025, il contributo economico statale per coprire parte delle spese di psicoterapia e supporto psicologico, ha raccolto oltre 400.000 richieste già nelle prime due settimane dall’apertura delle domande.
Benessere organizzativo: da opzione a strategia
Il benessere organizzativo non è più una “liberalità” a carico esclusivo della Direzione del Personale, ma una responsabilità condivisa tra HR, imprenditore, Direzione Finanziaria e Operations. Per essere efficace richiede risorse, obiettivi chiari e soprattutto misurazioni puntuali, attraverso survey di clima e strumenti di ascolto.
In un contesto competitivo in cui ricerca, innovazione e tecnologia non bastano più a garantire la crescita, la vera leva di differenziazione è la capacità di valorizzare le persone che assicurano il buon funzionamento dell’organizzazione. Investire nel benessere significa infatti ridurre il turnover, aumentare l’engagement e rendere l’impresa più solida e sostenibile nel tempo.
Le leve per aumentare l’attrattività
Alla luce delle evidenze, esistono alcune direttrici concrete su cui le aziende possono lavorare per rafforzare la loro value proposition come datori di lavoro:
1. Cultura organizzativa e leadership inclusiva
Promuovere un contesto basato su fiducia, ascolto e responsabilizzazione. La cultura aziendale è oggi un fattore competitivo tanto quanto l’innovazione tecnologica o la capacità commerciale.
2. Politiche di welfare personalizzate
Non più soluzioni standard di welfare aziendale, ma pacchetti modulari che rispondano ai bisogni concreti delle diverse popolazioni aziendali: genitori, dirigenti, lavoratori senior. La personalizzazione diventa chiave di ingaggio.
3. Work-life balance e flessibilità
Lo smart working non è l’unica risposta: occorre sviluppare modelli di lavoro sostenibili, con attenzione al carico mentale e alla prevenzione del burnout.
4. Benessere psicologico come asset strategico
Programmi di supporto, momenti di ascolto strutturato e una cultura che destigmatizzi il tema della salute mentale rappresentano oggi elementi di attraction e retention per i talenti più qualificati.
5. Employer branding e comunicazione interna
Valorizzare le iniziative messe in campo è fondamentale: ciò che non si comunica non esiste, né all’interno né sul mercato del lavoro.
Strategie innovative per gli HR Manager
La competizione per i talenti si gioca sempre meno sul terreno della retribuzione e sempre più sulla capacità di offrire un ambiente di lavoro sostenibile, inclusivo e orientato al benessere delle persone. Per gli HR Manager questo significa sviluppare strategie integrate che uniscano dati, cultura e strumenti concreti di supporto. Solo così l’impresa può diventare davvero attrattiva e costruire una sostenibilità organizzativa di lungo periodo.
Per avviare questo percorso in modo efficace, il primo passo è capire lo stato attuale del clima interno all’azienda, da cui può partire una trasformazione concreta e su misura.
